2008:CATTOLICI E LIBERALI PERCHE'?

Nel ‘900, molti liberali europei si sono trovati spesso in conflitto con la Chiesa. L’Italia e la Francia si sono costituiti proprio come Stati-nazione con una lotta (anticlericalismo) nei confronti della Chiesa cattolica. Ora, i tempi sono maturi per superare quel razionalismo chiuso e per aprire il liberalismo al messaggio Cristiano. A tal fine, non occorre che il liberale sia credente (la fede si gioca in un incontro personale con Dio), ma consapevole che sulla cultura Cristiana si è fondata l'Europa.
In passato il progressivo rinnegamento di queste radici ha consegnato il "vecchio continente" nelle mani di regimi liberticidi e sanguinari (comunismo e nazi-fascismo). Oggi il pericolo si chiama laicismo e fondamentalismo! Ecco le ragioni del nuovo progetto liberale: credenti e non credenti insieme per assicurare a Lesina, in Italia, in Europa.. un alba di libertà!

--------------------------------------------------------------
sede legale: via G. Mazzini, 10- 71010 Lesina (FG)cattolicieliberali@alice.it

martedì 2 giugno 2009

AMOR DI PATRIA!


La propria terra si ama come una bella donna, si venera come la propria madre, si riverisce come il grande Iddio:
di Mauro Ronco

In una conferenza pronunciata a Parigi il 25 maggio 1888 il teologo russo Vladimir S. Solov’ëv (1853-1900), rispondendo alla domanda sul mistero che si celava nell’immenso impero russo, diceva: «Cercheremo la risposta nelle verità elementari della religione.
Infatti l’idea di una nazione non è ciò che essa pensa di sé stessa nel tempo, bensì ciò che Dio pensa di essa nell’eternità».
Ogni patria, come ciascun individuo, ha una vocazione, cioè un compito da svolgere nel concerto universale dell’umanità. Tenendo conto di questa misteriosa dimensione trascendentale, è possibile cogliere qualcosa del senso delle parole “patria” e “nazione” partendo dal loro significato semantico, che riprendo dal magistrale Siete virtudes olvidadas del teologo gesuita argentino Alfredo Sáenz.
Patria” deriva da patres e fa riferimento al proprio Paese come a un qualcosa che viene dato, come a una eredità; qui lo sguardo rivolto al passato.
Nazione” deriva invece da natus e fa riferimento ai figli, cioè agli eredi; qui lo sguardo è rivolto al futuro. La patria è una eredità, la nazione è un compito.
Diceva bene il filosofo russo Nicolaj A. Berdjaev (1874-1948) che la nazione è una unità di persone che hanno un destino storico comune. Il passato e il futuro s’incontrano così nell’adesione presente alla patria e alla nazione.
Secondo Papa Giovanni Paolo II (1920-2005), «la Nazione è una sintesi particolare di fede e cultura». Riferendosi alla Polonia, quando ancora era arcivescovo di Cracovia, il pontefice affermò: «Non dobbiamo staccarci dal nostro passato. Non lasciamo che esso ci sia strappato dall’anima.
Per Cicerone la patria è «il luogo in cui si è nati». Evoca cioè la relazione di ogni uomo con uno spazio concreto. Con questo spazio vi è dunque un vincolo originario e ineffabile che va al di là dell’aspetto concettuale. Legame necessario e antecedente qualsiasi scelta positiva fatta dai singoli uomini, esso fa sì che io e voi non possiamo non essere italiani. Solo l’uomo, ente razionale, può concepire il concetto di patria, giacché solo l’uomo è capace di conoscere e di sentire tale vincolo con la terra nativa. Componente essenziale della patria è, dunque, un territorio che permetta all’uomo un radicamento analogo a quello di un albero che in terra adatta attecchisce, cresce, estende i rami, si ammanta di foglie, offre frutti. Staccato dal suolo, un albero muore ; disconoscendo la terra in cui ha messo radici anche un popolo muore.
La nostra patria è l’Italia, formatasi progressivamente nel corso di due millenni con le realtà policentriche delle sue numerose capitali. Non si deve dunque disprezzare le realtà storico-politiche che hanno preceduto l’unificazione istituzionale del nostro Paese. Ciascuna di esse rappresenta infatti una tradizione di cultura, di lavoro, di sacrifici nonché di vita sociale e artistica di altissimo valore. Si pensi al ruolo primario svolto da Venezia nel contesto della storia europea e mondiale, segnando con lo splendore della propria architettura le contrade del Vecchio Continente e le isole del Mediterraneo fino a Costantinopoli, e pure difendendo la cristianità contro i Turchi in una epica lotta plurisecolare.
Si pensi a Napoli e alla grandezza giuridica e militare della sua tradizione; patria di Giambattista Vico (1668-1774), tra i massimi filosofi e giuristi dei secoli moderni, Napoli è stata per lungo tempo un modello d’istituzioni a misura d’uomo e rispettose della legge eterna di Dio.
E che dire quindi di Milano, di Modena, di Genova, di Bologna, di Firenze, che dire poi di Pisa e di Siena, o di Bari e di Palermo, di Torino e di quella Sardegna che consegnò alla dinastia sabauda il diritto alla corona reale, nonché, prima fra tutte, di Roma, centro vitale non soltanto della nazione italiana, ma dell’intero universo umano.Dopo il territorio, la famiglia. La patria non è solo una radice che si cala nella terra comune; è anche una casa, un luogo in cui vivono una, cento, migliaia di famiglie. L’uomo è sì vincolato a un territorio, ma anche a un insieme di famiglie, ciascuna delle quali è elemento vivo della comunità. Un insieme di famiglie costituisce un popolo il quale a propria volta si configura dunque come una grande famiglia.
Il ritorno all’amore di patria, dopo una così lunga eclisse, costituisce la miglior medicina contro ogni forma di laicismo ingiustificato e contro ogni forma di vuoto legalismo, che vogliono vanamente fondare la convivenza civile sul rifiuto di Dio o sull’indifferenza religiosa, pretendendo al contempo dal cittadino una moralità pubblica che è impossibile mantenere senza la grazia che viene dall’alto e l’alimento concreto che fluisce dalle radici di una tradizione storica ricevuta e vissuta con gratitudine verso gli antenati che hanno contribuito a formarla.
La fine delle ideologie nella tragedia delle guerre mondiali e nella desolazione dei materialismi contemporanei, di matrice tanto socialista che edonista, costituisce il segno che è possibile e giusto riproporre l’amor di patria come fondamento di un rinnovato ordine politico e sociale.

Nessun commento: