2008:CATTOLICI E LIBERALI PERCHE'?

Nel ‘900, molti liberali europei si sono trovati spesso in conflitto con la Chiesa. L’Italia e la Francia si sono costituiti proprio come Stati-nazione con una lotta (anticlericalismo) nei confronti della Chiesa cattolica. Ora, i tempi sono maturi per superare quel razionalismo chiuso e per aprire il liberalismo al messaggio Cristiano. A tal fine, non occorre che il liberale sia credente (la fede si gioca in un incontro personale con Dio), ma consapevole che sulla cultura Cristiana si è fondata l'Europa.
In passato il progressivo rinnegamento di queste radici ha consegnato il "vecchio continente" nelle mani di regimi liberticidi e sanguinari (comunismo e nazi-fascismo). Oggi il pericolo si chiama laicismo e fondamentalismo! Ecco le ragioni del nuovo progetto liberale: credenti e non credenti insieme per assicurare a Lesina, in Italia, in Europa.. un alba di libertà!

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mercoledì 14 gennaio 2009

Liberalismo religioso? é possibile


Il principio ''rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio'' è alla base di un'autentica laicità, lontana sia dalla teocrazia sia da quel laicismo che spesso si è tradotto in dispotismo dello Stato
L'attacco sferrato dal filosofo Severino all'idea di ''liberalismo cristiano'' apparsa oggi nelle pagine culturali del ''Corriere della Sera'' è solo l'ultimo tentativo di domostrare l'incompatibilità tra un'idea laica e un'idea cristiana della società. In realtà il principio evangelico di ''dare a Cesare quel che è di Cesare'' è il primo vero manifesto laico del mondo, ed è rimasto insuperato.Oggi il mondo cosiddetto laico corteggia due fra i suoi più grandi nemici: uno di questi è il cosiddetto ''laicismo'' alla Zapatero, l'altro è l' ''islamicamente corretto'' (e quei rappresentanti del mondo laico che difendono l'islam solo perchè antiamericani o anticristiani non si accorgono di appoggiare il loro potenziale carnefice). Sono due visioni estreme, e quanto mai illiberali.Innanzitutto il laicismo. Che non si configura come ''laicità'' sana, ma propone una sorta di onnipotenza statolatrica. Questo fenomeno è stato ben conosciuto nel passato, e affonda le sue radici in fenomeni esclusivamente totalitari.Molti laici additano come radice fondamentale del mondo laico e liberale la Rivoluzione francese. Quanti si trincerano dietro lo slogan ''Libertè, egalitè, fraternitè'' per indicare un progresso spesso dimenticano che, in realtà, la Rivoluzione si tradusse nella furia giacobina che non fu per nulla ''laica'', ma che impose assurde religioni di Stato, come quella della dea Ragione e dell'Essere Supermo istituita da Robespierre. E sappiamo che la ghigliottina ha falciato moltissime persone che non aderirono a quei culti statali, come ad esempio le carmelitane cui Bernanos dedicò i suoi ''dialoghi'' oppure i contadini della Vandea. D'altronde Robespierre fu un intransigente seguace di Rousseau, che considerava i cristiani ''cattivi cittadini'' perchè si rifiutavano di prestare culto all'imperatore. Il giacobinismo discese da correnti estreme dell'illuminismo (che non fu tutto rosa e fiori, come si vuol credere: tra i pensatori del Lumi era sviluppato il razzismo, tanto che Diderot si domandava come mai le persone di colore non avessero la coda. Razzismo che fu sconosciuto nell'antichità, tanto che si ebbero imperatori e santi di colore, come Settimio Severo e Agostino) e fondò il totalitarismo moderno, che si sviluppò in forme cesaristiche, come con l'esperienza napoleonica e quella fascista, o più ideologiche e vicine al modello originale, come nel nazismo e nel comunismo. In ogni caso si tratta di un'idea non laica, che impone come obbligatoria per tutti l'ideologia imposta dallo Stato, trovando spesso contro di sè pensatori cristiani (per restare in Italia, pensiamo a Pio XI, il Papa del Concordato, che pure si scagliò contro la ''statolatria pagana'' fascista nell'enciclica ''Non abbiamo bisogno''). Il modello statolatrico è un modello che affonda le sue radici nell'Antichità, dal culto del faraone in Egitto fino al culto del Genio imperiale nell'antica Roma. Per questo il ''Rendete a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio'' di Gesù Cristo è un qualcosa di totalmente nuovo, in un mondo dove Dio e Stato si fondevano, e la figura del capo di Stato era divina e inviolabile. Questo fu ciò che condusse molti cristiani al martirio: il riconoscere due sfere distinte, quella statale e quella religiosa, in un mondo dove ''Caesar'' era anche ''divus''. Questo dovrebbe essere anche un baluardo non solo la statolatria, ma anche contro la teocrazia. Ahimè, sappiamo che nel mondo cristiano non sempre ciò è avvenuto, per la brama di potere di diversi uomini. Questa è storia, e non la si deve negare. Ma bisogna anche affermare che la teocrazia è assolutamente contraria allo spirito cristiano, e ciò è testimoniato dalle parole e dall'opera non solo del Cristo, ma anche di diversi pensatori cristiani persino di epoca medioevale, tra i quali spicca Dante Alighieri, di indubbia fede cristiana, spiritualmente francescano e filosoficamente tomista, autore del più grande poema cristiano e di alcune tra le più belle preghiere di tutti i tempi (''Vergine Madre, Figlia di Tuo Figlio...''), il quale, teorizzando i ''duo soli'' temporale e spirituale, si battè contro il tentativo teocratico di Bonifacio VIII.Dall'altro canto il pericolo maggiore di teocrazia è rappresentato, oggi come oggi, dall'islam e non dal cristianesimo. Questo perchè alle radici dell'islam è sconosciuta la distinzione tra Cesare e Dio. Maometto fu non solo un predicatore religioso come Gesù, ma fu anche un capo militare e politico. Il Vangelo è un codice etico, il Corano è un codice giuridico, politico e militare. Gesù non uccise nessuno, mentre si stima che Maometto abbia ucciso, nelle sue guerre, circa tremila persone (tra i quali i settecento ebrei banu Qurayza sterminati nel 627). Sant'Agostino diceva che la religione cristiana si poteva riassumere nel concetto ''Ama e fa ciò che vuoi'' mentre il Corano e la Sunna del Profeta regolano ogni minima azione della vita. Il codice coranico (ricordiamo che per il musulmano il Corano non è ''ispirato'' da Dio, ma ''è'' Dio, increato ed eterno, per cui si potrebbe parlare di ''idolatria del Libro'') e ammette la pena di morte per i politeisti ( sura IX, 5), per coloro che criticano Dio e Maometto, specificata nella crocifissione o nell'amputazione di arti ( sura V, 33) e il taglio della mano per i ladri (sura V, 38). La sharia è quindi in totale e completo contrasto con i canoni di umanità che abbiamo acquisito nel mondo moderno non ''nonostante'' il cristianesimo, ma grazie alla predicazione di Gesù.Ma cosa significa il ''Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio''? Significa obbedire alle leggi dello Stato (cosa tra l'altro ribadita pure da San Paolo) ma sempre nei confini di una determinata etica, che si traduce nel rispetto assoluto della Vita umana, a prescindere dal credo. Per questo il cristianesimo può essere davvero interpretato secondo una logica laica: Gesù non prese mai la spada per confutare gli avversari, ma anzi si fece mettere in Croce ( che, assieme all'impedita lapidazione dell'adultera, è forse la più grande confutazione di quella pena di morte ampiamente ammessa e applicata dalle Rivoluzioni statolatriche giacobine, bolsceviche e fasciste). Vi sono stati momenti in cui il cristianesimo tradì questi principi, ma vi furono anche luminose figure di cristiani che si batterono per una più equa interpretazione della carità cristiana (da Francesco d'Assisi, che andò a proporre, e non ad imporre, la fede cristiana ai musulmani, a Madre Teresa che ha curato uomini di ogni credo, passando per il vescovo Bartolomè de Las Casas, che prese le parti degli indios contro i conquistadores, ai gesuiti realmente vissuti e ricordati nel film ''Mission'' che si batterono contro la rapacità di spagnoli e portoghesi).Quindi si può essere ''cristiani'' e ''laici''? Certo, e già lo disse Pio VII, il Papa imprigionato da Napoleone (''Siate cristiani tutti d'un pezzo e sarete anche dei buoni democratici'') e questa laicità cristiana è fondamento, come ben vide Tocqueville, degli Stati Uniti d'America (anche Obama, visto tanto come il ''change'' rispetto a Bush, è affiliato a una chiesa protestante e ha spesso citato nei suoi discorsi il pastore protestante Martin Luther King. E che comunque si rifà a quella dichiarazione di indipendenza in cui i diritti ''inalienabili'' alla ''vita, libertà e ricerca della felicità'' vengono indicati come diritti accordati dal ''Creatore''). E' più facile essere ''cristiani'' e ''laici'' che ''comunisti'' e ''laici'': perchè ovunque si sia imposto, il marxismo è divenuto una religione di Stato, così come il fascismo e così come il giacobinismo, che forse è la forma più vicina all'attuale laicismo. L'etica di Cristo è accettabile anche da un non credente ( a meno che, come Nietzsche, non si prenda le distanze dal cristianesimo per avversione verso la carità cristiana verso i più deboli. Ma ben pochi oggi sposerebbero queste tesi, spero, anche se ritornano mascherate nella falsa carità dei suicidi assistiti di chi vive vite credute ''indegne di essere vissute''): qualora si accetti l'assoluta inviolabilità della Vita umana, si accetta l'etica di Cristo, anche prendendo, secondo il detto di San Paolo ''Vagliate tutto e tenete quel che è buono'', spunti da pensatori non cristiani (come Platone e Aristotele, amati da cristiani quali Tommaso d'Aquino o Dante, o dal diritto romano, fonte del nostro diritto fin dall' ''oscuro'' Medioevo cristiano e baluardo giuridico contro la sharia). Il cristiano poi compie un passo successivo, ponendo la sua fede in un Dio Creatore, nel Cristo come Vero Dio e Vero Uomo e nella speranza oltre la Vita. Ma San Paolo diceva, nel famoso capitolo tredicesimo della prima Lettera ai Corinzi che tra Fede, Speranza e Amore la più grande fra le virtù e l'Amore: e se Fede e Speranza sono accettabili solo dai credenti, l'Amore è per tutta l'umanità.

di Andrea Sartori

articolo tratto dal sito protagonisti per l'Europa Cristiana

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