di Leonardo Mandunzio
Udienza del 30 giugno 2010 davanti alla
Corte Europea dei diritti umani, composta da 17 giudici presieduta dal giudice Jean-Paul Costa.
caso Lautsi vs Italia
parti in causa:
-Italia rappresentata e difesa da N. Lettieri;
-sig.ra S. Lautsi rappresentata e difesa dall’avv. N. Paoletti;
-parti terze (Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Federazione Russa e San Marino), in appoggio al Governo italiano: rappresentate e difese dal prof. J. Weiler
caso Lautsi vs Italia
parti in causa:
-Italia rappresentata e difesa da N. Lettieri;
-sig.ra S. Lautsi rappresentata e difesa dall’avv. N. Paoletti;
-parti terze (Armenia, Bulgaria, Cipro, Grecia, Lituania, Malta, Federazione Russa e San Marino), in appoggio al Governo italiano: rappresentate e difese dal prof. J. Weiler
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L'udienza della Corte di Strasburgo sul caso del crocifisso e durata meno di tre ore. Ma per conoscere la decisione che i giudici della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno preso occorreranno almeno sei mesi.
L'udienza della Corte di Strasburgo sul caso del crocifisso e durata meno di tre ore. Ma per conoscere la decisione che i giudici della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell'uomo hanno preso occorreranno almeno sei mesi.
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Qui riporto alcuni passi importanti dell’arringa del prof. Weiler in favore dell’esposizione del crocifisso, arringa importantissima in quanto fatta non da un cristiano ma da un professore ebreo di Diritto presso la New York University School of Law.
Qui riporto alcuni passi importanti dell’arringa del prof. Weiler in favore dell’esposizione del crocifisso, arringa importantissima in quanto fatta non da un cristiano ma da un professore ebreo di Diritto presso la New York University School of Law.
Il professor Weiler nella sua difesa ha chiarito alcuni concetti basilari:
In primo luogo che in Europa non esiste un unico modello nelle relazioni Chiesa-Stato: basta vedere le differenze tra la laicità, in Francia o anche in Gran Bretagna, dove la regina è capo della Chiesa anglicana. Altri casi sono quelli di Svezia, Danimarca o Grecia.
“In molti di questi Stati non laici, ampie fasce della popolazione, forse perfino una maggioranza, non sono più religiose – ha dichiarato il professore –. E tuttavia il continuo coinvolgimento di simboli religiosi negli spazi pubblici e da parte dello Stato viene accettato dalla popolazione secolare come parte dell'identità nazionale e come atto di tolleranza nei confronti dei propri connazionali”.
“Può essere che un giorno il popolo britannico, esercitando la sua sovranità costituzionale, si sbarazzerà della Chiesa d'Inghilterra, come hanno fatto gli svedesi. Ma questo vale per loro, non per questa Corte, e sicuramente la Convenzione non è mai stata intesa nel senso di forzarli a fare questo”, ha dichiarato.
“Nell'Europa attuale, i Paesi hanno aperto le proprie porte a molti nuovi residenti e cittadini. Dobbiamo loro tutte le garanzie della Convenzione. Dobbiamo il decoro e il benvenuto, e la non discriminazione, ma il messaggio di tolleranza verso l'altro non dovrebbe essere tradotto in un messaggio di intolleranza verso la propria identità”, ha aggiunto Weiler.
E bene sottolineare che l’avvocato Weiler che ha rappresentato il ricorso di otto Stati su dieci alla Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, volto a difendere il diritto di esporre il crocifisso in luoghi pubblici in Italia non ha usato argomenti religiosi, ne ha poggiato le sue argomentazioni sulla sua o sull’altrui fede.
No, ha parlato di storia, di diritto dei popoli opposto alle sentenze di una Corte Centrale.
In primo luogo che in Europa non esiste un unico modello nelle relazioni Chiesa-Stato: basta vedere le differenze tra la laicità, in Francia o anche in Gran Bretagna, dove la regina è capo della Chiesa anglicana. Altri casi sono quelli di Svezia, Danimarca o Grecia.
“In molti di questi Stati non laici, ampie fasce della popolazione, forse perfino una maggioranza, non sono più religiose – ha dichiarato il professore –. E tuttavia il continuo coinvolgimento di simboli religiosi negli spazi pubblici e da parte dello Stato viene accettato dalla popolazione secolare come parte dell'identità nazionale e come atto di tolleranza nei confronti dei propri connazionali”.
“Può essere che un giorno il popolo britannico, esercitando la sua sovranità costituzionale, si sbarazzerà della Chiesa d'Inghilterra, come hanno fatto gli svedesi. Ma questo vale per loro, non per questa Corte, e sicuramente la Convenzione non è mai stata intesa nel senso di forzarli a fare questo”, ha dichiarato.
“Nell'Europa attuale, i Paesi hanno aperto le proprie porte a molti nuovi residenti e cittadini. Dobbiamo loro tutte le garanzie della Convenzione. Dobbiamo il decoro e il benvenuto, e la non discriminazione, ma il messaggio di tolleranza verso l'altro non dovrebbe essere tradotto in un messaggio di intolleranza verso la propria identità”, ha aggiunto Weiler.
E bene sottolineare che l’avvocato Weiler che ha rappresentato il ricorso di otto Stati su dieci alla Corte dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, volto a difendere il diritto di esporre il crocifisso in luoghi pubblici in Italia non ha usato argomenti religiosi, ne ha poggiato le sue argomentazioni sulla sua o sull’altrui fede.
No, ha parlato di storia, di diritto dei popoli opposto alle sentenze di una Corte Centrale.
Una requisitoria “laica” per difendere il nostro più caro simbolo religioso.
Perché il cristianesimo è una cosa del genere.
Non chiede nessun diritto speciale per esistere.
Gesù Cristo non ha chiesto nessun diritto speciale.
E, analogamente, anche il segno della sua presenza non chiede diritti speciali.
Ma d’esser trattato con argomenti laici, validi per tutti
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