2008:CATTOLICI E LIBERALI PERCHE'?

Nel ‘900, molti liberali europei si sono trovati spesso in conflitto con la Chiesa. L’Italia e la Francia si sono costituiti proprio come Stati-nazione con una lotta (anticlericalismo) nei confronti della Chiesa cattolica. Ora, i tempi sono maturi per superare quel razionalismo chiuso e per aprire il liberalismo al messaggio Cristiano. A tal fine, non occorre che il liberale sia credente (la fede si gioca in un incontro personale con Dio), ma consapevole che sulla cultura Cristiana si è fondata l'Europa.
In passato il progressivo rinnegamento di queste radici ha consegnato il "vecchio continente" nelle mani di regimi liberticidi e sanguinari (comunismo e nazi-fascismo). Oggi il pericolo si chiama laicismo e fondamentalismo! Ecco le ragioni del nuovo progetto liberale: credenti e non credenti insieme per assicurare a Lesina, in Italia, in Europa.. un alba di libertà!

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sede legale: via G. Mazzini, 10- 71010 Lesina (FG)cattolicieliberali@alice.it

domenica 22 marzo 2009

Facebook NO GRAZIE: a quella virtuale preferisco la vita vera!


di Carlo Meroni - Sussidiario.net


Qualche giorno fa ho letto su un importante quotidiano l’articolo del filosofo e scrittore Marcello Veneziani, il quale tesseva un fine elogio di Facebook, il nuovo inarrestabile fenomeno di aggregazione via internet. Nonostante Veneziani abbia sovente delle posizioni a me affini, stavolta mi sono trovato agli antipodi rispetto al suo punto di vista e non credo che riuscirà, nonostante l’altezza della sua posizione intellettuale, a farmi cambiare idea.
Già scettico ancora prima di iniziare, mi iscrissi a Facebook qualche mese fa solo perché un mio importante cliente, colloquiando, mi diceva di esserne già iscritto da tempo. Ne vantava le lodi, la possibilità di rimorchiare, di conoscere “gente”, di fare “cose”…Povero ultraquarantenne all’anagrafe, ma in realtà stolto adolescente mai cresciuto; pensavo dentro di me. Però la possibilità di restare nelle sue simpatie e continuare a ottenere le desiderate commesse era più forte della mia repulsione mentale verso di lui. E così mi iscrissi, immediatamente “accettando la sua amicizia”.
Nel giro di ventiquattro ore mi ritrovai tampinato da un vecchio conoscente degli anni del servizio militare che non avevo nessuna voglia di ritrovare, una petulante ragazzetta (ormai donna) che anni e anni orsono abitava la casa delle vacanze in montagna a fianco della mia, un rimbecillito frequentatore degli “ultras” dell’Inter (rimbecillito in quanto ultras, non in quanto interista, ovviamente…visto che anche io lo sono tuttora) che conobbi quando anche io, poverino me, frequentavo certi giri, e un'altra manciata di conoscenti vari di cui non sentivo assolutamente la mancanza e che, dietro un falsissimo sipario ricamato di sorpresa e gaudio, malamente celavano la loro unica intenzione: farsi i fatti miei. Che fine hai fatto? Cosa fai di bello per lavoro? Sei sposato? Hai figli? Dove abiti? Anche io se vuoi ti racconto vita morte e miracoli, e poi ci scambiamo l’“amicizia”. Non me ne frega niente. Né degli affari tuoi né della tua amicizia telematica.
A quella virtuale preferisco la vita vera, quella che è maestra, ma solo per chi ha l’umiltà di mettersi il grembiule da scolaro. E dopo un po’ di testate prese, ora so bene cos’è l’amicizia, quella vera, non quella fra virgolette. So di essere fortunato perché ho due amici. Diffido seriamente di chi ne vanta più di cinque, perché ho imparato che un’amicizia degna di questo nome è davvero rara come un tesoro. E quella di Facebook non lo è. È solo una pagliacciata per inconcludenti giovani e adulti d’oggi, circondati di beni, di contatti, di connessioni, di infinite possibilità. Ma nella sostanza terribilmente soli e privi di vere, serie relazioni. Un po’ come il Carlo Verdone del celebre film: «Faccio un sacco de cose, vedo un sacco de ggente, leggo molti libbri», ma in realtà si trattava di un bulletto di periferia solo come un cane.
Uno che ha relazioni (nel vero senso della parola) con moglie (o marito), figli, qualche amico vero, e che metta vera passione nel suo lavoro, credo che non abbia tempo in avanzo da perdere su Facebook.
Il problema del mondo odierno è che c’è in atto un diabolico progetto per svuotare le parole della loro reale portata e del loro significato originario. Così la vita non è più un dono d’amore ma un’esigenza personale della quale posso disporre a piacimento. Di conseguenza, anche la morte, più alta tragedia umana, diventa la “sedazione assistita” o la “dolce morte” dell’eutanasia. Il “perdono”, un’aspra montagna da scalare, rimanda tutt’al più ad una hit di Tiziano Ferro. Anche l’amore è diventato una semplice rima da canzonetta, un sentimento che va e viene a piacimento secondo l’umore del momento.
E così anche per l’amicizia. Non più una cosa terribilmente seria, ma una moneta fasulla che non costa nulla scambiare su Facebook dopo solo pochi minuti di conoscenza. Per un amico vero ci si sveglia di notte, si rischia di andare nei guai per difenderlo, ci si mette in gioco in prima persona, si è disposti alla completa condivisione. Chissà se gli “amici” di Facebook sanno condividere qualcosa di più alto rispetto al “club di quelli che odiano Berlusconi” o altre amenità simili.
Brutta bestia questa tecnologia. Non voglio fare il retrogrado, ma essere realista e giocare la battaglia della vita coi soldati che abbiamo a disposizione, senza idealismi o paraocchi. Che mi frega se mio figlio dialoga (anzi, “chatta”) con uno di Sidney discorrendo sul nulla, se poi non è in grado di sostenere la presenza di un amico “scomodo”, magari perché nero o handicappato nella sua classe?
Facile raccontare quel che si vuole a un semisconosciuto che sta a chilometri di distanza, più difficile spezzare il pane e dividerlo con la persona presente al proprio fianco, a scuola, in casa o in ufficio. È solo l’uomo, le persone, che devono stare al centro delle cose: la tecnologia ci è amica se è realmente a servizio dell’uomo, non se l’uomo ne diventa schiavo.
Mai sentito parlare di hikkomori? È un termine giapponese che sta ad indicare quei giovani che vivono reclusi nelle loro stanze e che hanno come forma di contatto con il mondo esterno solamente la rete. È un malessere particolarmente sviluppato fra i giovani giapponesi (20% dei maschi in età adolescenziale). Sembra addirittura che il 2% dell’intera popolazione giovanile del mondo ne sia affetto.
Di recente questo assurdo stile di vita ha fatto breccia anche in Italia, e stiamo iniziando a scoprirlo assieme a molte famiglie disorientate e poco preparate per affrontarlo. I ragazzi hikkomori si chiudono progressivamente al mondo esterno. Iniziano a evitare contatti con amici, parenti o altro. Successivamente smettono di andare a scuola e interrompono le relazioni con i propri familiari. Al culmine del processo di isolamento si chiudono in camera, dalla quale escono raramente, e vivono solo on-line.
Il loro nome diventa il nickname della chat. I loro amici sono perfetti sconosciuti. I loro interessi sono tutti accomunati da un aspetto: la fruibilità di cose e persone solo tramite internet. Alcuni chiudono direttamente a chiave la porta della propria stanza. Questo non per giorni, ma per mesi e in alcuni casi anni. Altri escono solamente la notte per mangiare o rubare le sigarette a fratelli e genitori. In molti confondono il giorno con la notte. Inutile sottolineare che interrompono ogni contatto con la famiglia. È questa la tecnologia di cui tessiamo le lodi? Questa è la meta alla quale tendiamo?
I soliti “esperti” hanno avanzato l’ipotesi che la colpa dell’autoreclusione di questi ragazzi sia dovuta alle pressioni sociali, alla severità del sistema scolastico, alla spinta verso l’omologazione, alle madri oppressive, ai padri assenti, al bullismo, alla dipendenza dai videogiochi attraverso i quali si costruiscono una realtà alternativa. Io, da “non esperto” credo che la questio sia un’altra: la mancanza nei nostri ragazzi di una solida struttura interiore, di una spina dorsale che non si fletta al primo alito di vento, che abbia una minima capacità di affrontare la vita con i suoi inevitabili alti e bassi. E quindi, meglio affrontare la realtà virtuale che quella reale.
Il Papa, qualche giorno fa in Campidoglio ha detto: «Gli episodi di violenza e di emarginazione giovanile manifestano un disagio più profondo; sono il segno di una vera povertà spirituale che affligge il cuore dell’uomo contemporaneo. La eliminazione di Dio e della sua legge, come condizione della realizzazione della felicità dell’uomo, non ha affatto raggiunto il suo obbiettivo; al contrario, priva l’uomo delle certezze spirituali e della speranza necessarie per affrontare le difficoltà e le sfide quotidiane. Quando, ad esempio, ad una ruota manca l’asse centrale, viene meno la sua funzione motrice».
Non pretendo che tutti siano d’accordo col Santo Padre come lo sono io. Ma se l’asse centrale della nostra ruota non è Dio, quale può essere? La letteratura? La musica? L’arte? Gli ideali di Patria? La famiglia? Fate vobis. Se però l’asse motrice della ruota è la webcam, la chat, il web, l’avatar e così via credo che questa ruota percorrerà assai poca strada.
Caro Veneziani, andiamoci piano con l’elogio di Facebook. Meglio che ci delizi con le sue dissertazioni politiche, letterarie e filosofiche. Le preferiamo di gran lunga. Se ha voglia di risentire l’idioma natìo, lasci perdere Facebook e faccia più spesso un salto nella terra dei dolmen e dei normanni. Se ogni tanto ha voglia di “struscio”, le consiglio vivamente quello reale, rispetto a quello virtuale: si vedono in giro certe facce da sbellicarsi dalle risate. Alcuni li ho già notati su Facebook

venerdì 20 marzo 2009

Faith and Reason



L’ex premier inglese, dopo la sua conversione al Cristianesimo è diventato un laico "illuminato dalla fede"...leggetelo in questa interessante intervista
buona lettura, Leonardo Mandunzio
*** * ***

Anche se non hanno fede, i leader politici devono avere “a che fare con Dio” se vogliono capire la modernità. Parola dell’ex primo ministro inglese Tony Blair. Nel suo manifesto sul risveglio religioso, pubblicato dal settimanale New Statesman, Blair afferma: “Trascorsi gli anni del premierato, una cosa mi ha colpito con forza sempre più crescente: fallire nella comprensione del potere della religione significa essere incapaci di capire il mondo moderno. La fede religiosa avrà lo stesso significato nel XXI secolo che ha avuto l’ideologia politica nel XX. I leader politici, siano religiosi o meno, devono avere a che fare con Dio”.
E’ un Blair sempre più fervente, papista e missionario. Dopo essersi convertito al cattolicesimo alla fine del 2007 e aver insegnato a Yale il corso accademico su “Fede e globalizzazione”, il riformatore laburista sta dedicando tutta la sua attività alla Faith Foundation e alla comprensione della religione. Una fondazione in cui siedono grandi nomi quali il reverendo David Coffey, presidente dell’Alleanza battista mondiale, il rabbino del Commonwealth Jonathan Sacks e Mustafa Ceric, gran mufti di Bosnia-Erzegovina e grande estimatore di Benedetto XVI.
Una settimana fa, parlando con il giornale Church of England, Blair ha detto che in occidente la religione rischia di diventare un’“eccentricità personale”, anziché essere il fattore decisivo che smuove la società. Ha criticato la “decisione ridicola” di punire l’infermiera battista Caroline Patrie, sospesa dal lavoro in ospedale per essersi offerta di pregare per una paziente. “Penso che noi cristiani troppo spesso siamo più sensibli di quanto dovremmo”, dice Blair. “La gente dovrebbe essere orgogliosa della propria cristianità. Il vero test è se la religione, nell’era di un secolarismo aggressivo, avrà la fiducia per uscire allo scoperto e battersi con la persuasione. La religione fornisce un fondamento ai diritti umani, un principio inalienabile che si erge sul relativismo”.
Amico di Paul Kagame, che ha rovesciato il regime genocida del Ruanda, Blair ha raccolto il meglio della politica di Bush sull’Africa, come l’Emergency Plan for Aids Relief e l’Education Initiative, che ha diffuso libri di testo, insegnanti e borse di studio, fino al Millennium Challenge Account, un piano di assistenza per i paesi più meritevoli sul piano delle politiche sociali. Blair si è circondato di suore, missionari, sacerdoti e cita sempre gli scritti del teologo cattolico Hans urs von Balthasar. C’era anche Blair due mesi fa nella megachiesa di Saddleback, in California, per insignire Bush della “International Medal of Peace” nella lotta all’Aids.
All’inizio di febbraio, Blair era in preghiera a Washington alla tradizionale “colazione presidenziale”. Ha denunciato “un crescente e aggressivo secolarismo che deride la fede come contraria alla ragione”, ha ripetuto che “il nostro secolo sarà povero, meno disciplinato nella coscienza, se non sarà sotto la protezione di Dio”. E ripete che non avrebbe mai potuto dichiarare guerra alla malaria senza la fede.

mercoledì 18 febbraio 2009

Povia contro tutti!

Il festival della musica italiana o un forum sull'omosessualità?
Ieri sera durante la prima puntata del Festival di Sanremo, manifestazione in cui l'argomento centrale dovrebbe essere la "Canzone Italiana", è andato in scena l'attore comico Roberto Benigni che ha cercato di commuovere la platea del Teatro Ariston leggendo una lettera di Oscar Wilde per il suo compagno Bosie e affermando a gran voce che l'omosessualità non è un peccato e che "rassicura più l'amore della fede". Naturalmente il più commosso è il Dott. Franco Grillini presidente dell'Arcigay, il quale alla fine dell'esibizione non certo imparziale del comico, si alza in piedi per applaudire. Penso che tutti abbiamo capito il messaggio che si è voluto lanciare con questa prima serata.
Come un pesce fuor d'acqua, però, si presenta Povia per esibire la sua canzone dal titolo "Luca era gay" che racconta di un ragazzo che era omosessuale e diventa eterosessuale. Ci è mancato davvero poco che lo interrompessero, infatti appena finisce il presentatore della manifestazione canora dà la parola al Presidente dell'Arcigay porgendogli il microfono. Grillini legge dal suo cellulare un sms di un amico il cui compagno è venuto a mancare dopo essere stati 33 anni insieme, ma il loro rapporto continua, e conclude dicendo "questo è vero amore, impara Povia!!". Ma non è tutto, infatti fuori dal teatro Ariston un corteo di giovani Comunisti Italiani vestiti di rosso espongono cartelloni con il simbolo del partito e offensivi verso Povia. La protesta durerà per tutto il Festival annuncia il Comitato di Liberazione da Povia!
La prima cosa che mi viene da pensare è che nella passata edizione del 2008, dopo la canzone della Tatangelo "Il mio amico", il cui testo affermava che l'amore non ha sesso, sul palco di Sanremo a nessuno è stata data la possibilità di controbattere e nemmeno ci sono state proteste così accanite, beh evidentemente siamo noi eterosessuali quelli fuori dal normale!
E' inconcepibile vivere una situazione del genere, una situazione tale da non capire ciò che è naturale e ciò che invece non lo è. Non c'è niente di più inappropriato del fatto di parlare di argomenti così delicati in ambiti che dovrebbero fare altro come quello della musica, e che invece causa uno SBANDO totale facendo sembrare normale ciò che non lo è affatto, e provocando un allontanamento sempre maggiore da quelli che sono i valori della vita. Invitiamo, perciò, quanti cercano di capirci maggiormente riguardo a tale tema di trovare risposte concrete nelle origini della nostra esistenza e non in qualsiasi programma tv, che per aumentare l'ascolto televisivo farebbe di tutto. Il festival di Sanremo è una bella manifestazione musicale e non ha di certo bisogno di Benigni e di tali temi per fare audience. Di fronte a tutto ciò noi teniamo a rammentare che la nostra società è fondata sulla Famiglia che scaturisce dal matrimonio monogamico tra persone di sesso diverso.
"Cari genitori è in gioco la vita dei vostri figli, la loro purezza. La crescita dei fanciulli é fortemente condizionata dall'essere di tutto ciò che li circonda, la loro formazione è una conseguenza dell'affetto familiare, perciò mettiamo da parte il nostro egoismo per dare l' AMORE vero al nostro prossimo! "
Povia siamo con te, perciò riproponiamo qui di seguito il testo della canzone:
' LUCA ERA GAY '
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo,
Luca dice: prima di raccontare il mio cambiamento sessuale volevo chiarire che se credo in Dio non mi riconosco nel pensiero dell’uomo che su questo argomento è diviso,
non sono andato da psicologi psichiatri preti o scienziati sono andato nel mio passato ho scavato e ho capito tante cose di me
mia madre mi ha voluto troppo bene un bene diventato ossessione piena delle sue convinzioni ed io non respiravo per le sue attenzioni
mio padre non prendeva decisioni ed io non ci riuscivo mai a parlare stava fuori tutto il giorno per lavoro io avevo l’impressione che non fosse troppo vero mamma infatti chiese la separazione avevo 12 anni non capivo bene mio padre disse è la giusta soluzione e dopo poco tempo cominciò a bere
mamma mi parlava sempre male di papà mi diceva non sposarti mai per carità delle mie amiche era gelosa morbosa e la mia identità era sempre più confusa Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
sono un altro uomo ma in quel momento cercavo risposte mi vergognavo e le cercavo di nascosto c’era chi mi diceva “è naturale” io studiavo Freud non la pensava uguale
poi arrivò la maturità ma non sapevo che cos’era la felicità un uomo grande mi fece tremare il cuore ed è li che ho scoperto di essere omosessuale
con lui nessuna inibizione il corteggiamento c’era e io credevo fosse amore sì con lui riuscivo ad essere me stesso poi sembrava una gara a chi faceva meglio il sesso
e mi sentivo un colpevole prima o poi lo prendono ma se spariscono le prove poi lo assolvono cercavo negli uomini chi era mio padre andavo con gli uomini per non tradire mia madre
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Luca dice per 4 anni sono stato con un uomo tra amore e inganni spesso ci tradivamo io cercavo ancora la mia verità quell’amore grande per l’eternità
poi ad una festa fra tanta gente ho conosciuto lei che non c’entrava niente lei mi ascoltava lei mi spogliava lei mi capiva ricordo solo che il giorno dopo mi mancava
questa è la mia storia solo la mia storia nessuna malattia nessuna guarigione caro papà ti ho perdonato anche se qua non sei più tornato
mamma ti penso spesso ti voglio bene e a volte ho ancora il tuo riflesso ma adesso sono padre e sono innamorato dell’unica donna che io abbia mai amato Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Luca era gay e adesso sta con lei Luca parla con il cuore in mano Luca dice sono un altro uomo
Antonio Colella

martedì 10 febbraio 2009

Napolitano difendi la Costituzione:DIMETTITI!


di Leonardo Mandunzio
In uno Stato di diritto (e non di delitto!) chi viola una norma giuridica dovrebbe essere sanzionato secondo quanto prescrivono i codici di rito.
Ma l’Italia si sa è il paese delle eccezioni.
Vediamo perché!
Stando a quanto è successo alla povera Eluana Englaro:

1) il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dovrebbe essere messo in stato d’accusa per attentato alla Costituzione (art. 90 Cost.):
A) per non aver garantito ad Eluana, tramite il rifiuto di firmare l'apposito decreto legge “, un diritto inviolabile (il diritto alla vita) così come prescritto dall’art. 2 Cost.: “« La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. »;
B) per aver fatto pervenire al Consiglio dei Ministri il suo parere, violando le prerogative del governo di cui al II comma dell’art. 77 Cost.: “Quando, in casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni";

2) il sig. Beppino Englaro e i medici che hanno sospeso l’alimentazione e l’idratazione ad Eluana dovrebbero essere condannati per omicidio:
art. 575 c.p. -:"Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno ;
con l'aggravante della premeditazione
art. 577 c.p.- : "Si applica la pena dell'ergastolo se il fatto preveduto dall'articolo 575 è commesso: 1) contro l'ascendente o il discendente;2) col mezzo di sostanze venefiche, ovvero con un altro mezzo insidioso; 3) con premeditazione;4) con concorso di talune delle circostanze indicate nei numeri 1 e 4 dell'articolo 61. La pena è della reclusione da ventiquattro a trenta anni, se il fatto è commesso contro il coniuge, il fratello o la sorella, il padre o la madre adottivi, o il figlio adottivo o contro un affine in linea retta"

Ovviamente, una volta spente le telecamere tutto verrà dimenticato, perchè in Italia accada quel che accada non c’è mai un colpevole, un responsabile…
Per il rispetto e l'amore che nutro nei confronti delle Istituzioni, non mi auguro che il Presidente della Repubblica venga messo in stato d'accusa, ma che faccia semplicemente un passo indietro: NAPOLITANO DIMETTITI!

giovedì 22 gennaio 2009

PERCHE'??

Nel marzo 2006 venivano avviati i lavori di "Restauro e miglioramento antisismico della Chiesa SS. Annunziata di Lesina". La consegna dei lavori doveva essere effettuata nel marzo 2007 (stando alle previsioni delle parti interessate). E' bene ricordare che la Chiesa madre è di proprietà della Curia Vescovile di San Severo, invece il Campanile è di proprietà del Comune di Lesina. Mentre i lavori inerenti il campanile venivano ultimati nel 2008, quelli concernenti la Chiesa proseguivano a singhiozzo, infatti a periodi di lavoro si alternavano lunghi tempi di inattività. Resta il fatto che a tutt'oggi, gennaio 2009, la Chiesa è ormai un cantiere completamente abbandonato (come da allegati fotografici). Alla luce di quanto enunciato è più che ragionevole porsi i seguenti interrogativi: "Quando ci verrà restituita la nostra amata Chiesa?", "Fino a quando saremo costretti a fare i turni (8.00 - 9.30 - 11.00 - 17.30 - 19.00) per assistere alla Santa Messa?" . Infatti, a decorrere da marzo 2006, i fedeli (una volta tra i più numerosi dell' intera Diocesi) si adattano con notevole disagio nella chiesetta di San Primiano con annessa sagrestia, questo ovviamente per i più puntuali. Per i ritardatari, invece, non resta che accomodarsi fuori o rinunciare del tutto alla partecipazione della Santa Messa. Orbene, individuare le responsabilità per la mancata consegna della Cattedrale nel termine previsto è un'impresa ardua, in quanto, tra Curia Vescovile e i molteplici tecnici impegnati vi è un continuo scaricabarile! Resta soltanto l'amara constatazione che:
a) l'intera popolazione (presente in massa nelle funzioni di Natale, Pasqua e San Primiano) si vede privata del diritto di partecipare ai riti religiosi;
b) questo stato di disagio ha provocato il progressivo allontanamneto dei fedeli.
In tutta questa vicenda la nostra azione è volta a:
- DENUNCIARE il silenzio delle autorità preposte di fronte ad una situazione di degrado e abbandono come questa;
- INVITARE gli organi competenti (Curia Vescovile, Committente e Direzione dei Lavori) a fornire spiegazioni ufficiali che possano giustificare tale ritardo;
- SOLLECITARE la ripresa dei lavori di ultimazione dei lavori della Chiesa Madre.
Leonardo Mandunzio
Antonio Colella

giovedì 15 gennaio 2009

Affronto alle vittime del terrorismo:Battisti, l'assassino è libero


Ha premuto il grilletto con ferocia. Sul viso sempre un sorrisetto cinico. Cesare Battisti, quattro omicidi sulla coscienza, condannato all'ergastolo, due anni di galera ora è libero a Copacabana.
Il governo brasiliano, con una decisione che ha provocato polemiche anche a livello locale, al più alto livello politico, ha deciso di concedere lo status di rifugiato politico a Cesare Battisti, l'ex militante del Proletari Armati per il Comunismo, le famigerate «Pac».
Il ministro brasiliano della Giustizia, Tarso Genro, ha annunciato la decisione in un comunicato diffuso quando in Ityalia era notte. Ieri, in risposta alle polemiche ha detto di sentirsi «tranquillo di aver preso la decisione corretta». Perdro Abromovay, segretario agli Affari Legislativi del dicastero, ha segnalato da parte sua che «è tradizione del Brasile considerare di concedere lo status di rifugiato politico ogni volta che riteniamo che esiste un fondato timore di persecuzione politica contro un cittadino».
Nella nota della Giustizia brasiliana si ricorda che la decisione riguardante «lo scrittore italiano Cesare Battisti» è stata presa sulla base «dello statuto dei rifugiati del 1951 e della legge 9.474 del 1997», che prevedono quali ragioni valide per la concessione dello status di rifugiato «il fondato timore di persecuzione per motivi di razza... o di opinione politica». La nota segnala tra l'altro che Battisti è stato condannato solo dopo la sua fuga in Francia nel 1981, sulla base di accuse non fondate su prove certe, ma della testimonianza del pentito Pietro Mutti. Questa sentenza viene archiviata la richiesta di estradizione avanzata dal governo italiano. Non solo ma la decisione del ministro Genro sullo «scrittore Battisti» va in senso opposto a quanto deciso dal Conare (Comitato Nazionale per i Rifugiati), che nel novembre scorso aveva respinto per tre voti contro due la richiesta di asilo politico presentata dagli avvocati di Battisti.
La decisione del Brasile ha scatenato dure proteste. Il governo italiano, attraverso la Farnesina, «sorpreso» dalla notizia della concessione dello status di rifugiato politico a Cesare Battisti ed esprimendo «forte rammarico» per la decisione arrivata da Brasilia, si è appellato direttamente al presidente Ignacio Lula da Silva per chiedere un passo indietro al Brasile, con la revisione «della decisione giudiziaria adottata». La Farnesina sottolinea che Battisti è «un terrorista responsabile di gravissimi delitti che nulla hanno a che fare con lo status di rifugiato politico». In serata Frattini ha deciso di aumentare ulteriormente la pressione diplomatica su Ignacio Lula da Silva e ha fatto convocare dal segretario generale della Farnesina, Giampiero Massolo, l'ambasciatore brasiliano a Roma per esprimergli «lo sdegno unanime di tutte le forze politiche parlamentari nonchè dell'opinione pubblica e dei familiari delle vittime. Il ministro della Giustizia Angelino Alfano si è detto «deluso e dispiaciuto», protesta anche dei familiari delle vittime: la decisione è «peggio di uno schiaffo». Anche il sindaco di Roma Alemanno ha scritto al presidente Lula.
Mentre il mondo politico si sbraccia per criticare la decisione del Brasile altri ex latitante eccelenti paludono a quanto accaduto. L'ex leader di Potere Operaio, Oreste Scalzone, pure lui ex rifugiato politico in Francia, ha espresso la sua soddisfazione per questa decisione. E tutta la sinsitra francese brinda al lieto fine per il loro «protetto».
Ma il Brasile è da tempo terra di latitanti: mafisosi e terroristi. Luciano Pessina, ex Brigate Rosse, arrestato nell'agosto del 1996 a Rio, riuscì invece a sfuggire all'estradizione, giacchè il Tribunale Federale Supremo (Tfs) stabilì che due dei delitti per i quali era stato condannato erano prescritti. Lo stesso avvenne tre anni prima con Achille Lollo, ex Potere Operaio, condannato per l'attentato contro la casa di un esponente missino a Roma, nel quale morirono tra le fiamme i fratelli Mattei.
E Cesare Battisti, sofferente per di epatite B, dovrà secondo indiscrezioni essere liberato nei prossimi due giorni dal penitenziario federale della Papuda, a Brasilia. Ha già detto che si trasferirà a vivere a Rio de Janeiro, dove fu arrestato nel marzo 2007, e che ha già pronti due romanzi polizieschi scritti in carcere.
Tratto da Il Tempo, Maurizio Piccirilli, 15/01/2009

mercoledì 14 gennaio 2009

Liberalismo religioso? é possibile


Il principio ''rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio'' è alla base di un'autentica laicità, lontana sia dalla teocrazia sia da quel laicismo che spesso si è tradotto in dispotismo dello Stato
L'attacco sferrato dal filosofo Severino all'idea di ''liberalismo cristiano'' apparsa oggi nelle pagine culturali del ''Corriere della Sera'' è solo l'ultimo tentativo di domostrare l'incompatibilità tra un'idea laica e un'idea cristiana della società. In realtà il principio evangelico di ''dare a Cesare quel che è di Cesare'' è il primo vero manifesto laico del mondo, ed è rimasto insuperato.Oggi il mondo cosiddetto laico corteggia due fra i suoi più grandi nemici: uno di questi è il cosiddetto ''laicismo'' alla Zapatero, l'altro è l' ''islamicamente corretto'' (e quei rappresentanti del mondo laico che difendono l'islam solo perchè antiamericani o anticristiani non si accorgono di appoggiare il loro potenziale carnefice). Sono due visioni estreme, e quanto mai illiberali.Innanzitutto il laicismo. Che non si configura come ''laicità'' sana, ma propone una sorta di onnipotenza statolatrica. Questo fenomeno è stato ben conosciuto nel passato, e affonda le sue radici in fenomeni esclusivamente totalitari.Molti laici additano come radice fondamentale del mondo laico e liberale la Rivoluzione francese. Quanti si trincerano dietro lo slogan ''Libertè, egalitè, fraternitè'' per indicare un progresso spesso dimenticano che, in realtà, la Rivoluzione si tradusse nella furia giacobina che non fu per nulla ''laica'', ma che impose assurde religioni di Stato, come quella della dea Ragione e dell'Essere Supermo istituita da Robespierre. E sappiamo che la ghigliottina ha falciato moltissime persone che non aderirono a quei culti statali, come ad esempio le carmelitane cui Bernanos dedicò i suoi ''dialoghi'' oppure i contadini della Vandea. D'altronde Robespierre fu un intransigente seguace di Rousseau, che considerava i cristiani ''cattivi cittadini'' perchè si rifiutavano di prestare culto all'imperatore. Il giacobinismo discese da correnti estreme dell'illuminismo (che non fu tutto rosa e fiori, come si vuol credere: tra i pensatori del Lumi era sviluppato il razzismo, tanto che Diderot si domandava come mai le persone di colore non avessero la coda. Razzismo che fu sconosciuto nell'antichità, tanto che si ebbero imperatori e santi di colore, come Settimio Severo e Agostino) e fondò il totalitarismo moderno, che si sviluppò in forme cesaristiche, come con l'esperienza napoleonica e quella fascista, o più ideologiche e vicine al modello originale, come nel nazismo e nel comunismo. In ogni caso si tratta di un'idea non laica, che impone come obbligatoria per tutti l'ideologia imposta dallo Stato, trovando spesso contro di sè pensatori cristiani (per restare in Italia, pensiamo a Pio XI, il Papa del Concordato, che pure si scagliò contro la ''statolatria pagana'' fascista nell'enciclica ''Non abbiamo bisogno''). Il modello statolatrico è un modello che affonda le sue radici nell'Antichità, dal culto del faraone in Egitto fino al culto del Genio imperiale nell'antica Roma. Per questo il ''Rendete a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio'' di Gesù Cristo è un qualcosa di totalmente nuovo, in un mondo dove Dio e Stato si fondevano, e la figura del capo di Stato era divina e inviolabile. Questo fu ciò che condusse molti cristiani al martirio: il riconoscere due sfere distinte, quella statale e quella religiosa, in un mondo dove ''Caesar'' era anche ''divus''. Questo dovrebbe essere anche un baluardo non solo la statolatria, ma anche contro la teocrazia. Ahimè, sappiamo che nel mondo cristiano non sempre ciò è avvenuto, per la brama di potere di diversi uomini. Questa è storia, e non la si deve negare. Ma bisogna anche affermare che la teocrazia è assolutamente contraria allo spirito cristiano, e ciò è testimoniato dalle parole e dall'opera non solo del Cristo, ma anche di diversi pensatori cristiani persino di epoca medioevale, tra i quali spicca Dante Alighieri, di indubbia fede cristiana, spiritualmente francescano e filosoficamente tomista, autore del più grande poema cristiano e di alcune tra le più belle preghiere di tutti i tempi (''Vergine Madre, Figlia di Tuo Figlio...''), il quale, teorizzando i ''duo soli'' temporale e spirituale, si battè contro il tentativo teocratico di Bonifacio VIII.Dall'altro canto il pericolo maggiore di teocrazia è rappresentato, oggi come oggi, dall'islam e non dal cristianesimo. Questo perchè alle radici dell'islam è sconosciuta la distinzione tra Cesare e Dio. Maometto fu non solo un predicatore religioso come Gesù, ma fu anche un capo militare e politico. Il Vangelo è un codice etico, il Corano è un codice giuridico, politico e militare. Gesù non uccise nessuno, mentre si stima che Maometto abbia ucciso, nelle sue guerre, circa tremila persone (tra i quali i settecento ebrei banu Qurayza sterminati nel 627). Sant'Agostino diceva che la religione cristiana si poteva riassumere nel concetto ''Ama e fa ciò che vuoi'' mentre il Corano e la Sunna del Profeta regolano ogni minima azione della vita. Il codice coranico (ricordiamo che per il musulmano il Corano non è ''ispirato'' da Dio, ma ''è'' Dio, increato ed eterno, per cui si potrebbe parlare di ''idolatria del Libro'') e ammette la pena di morte per i politeisti ( sura IX, 5), per coloro che criticano Dio e Maometto, specificata nella crocifissione o nell'amputazione di arti ( sura V, 33) e il taglio della mano per i ladri (sura V, 38). La sharia è quindi in totale e completo contrasto con i canoni di umanità che abbiamo acquisito nel mondo moderno non ''nonostante'' il cristianesimo, ma grazie alla predicazione di Gesù.Ma cosa significa il ''Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio''? Significa obbedire alle leggi dello Stato (cosa tra l'altro ribadita pure da San Paolo) ma sempre nei confini di una determinata etica, che si traduce nel rispetto assoluto della Vita umana, a prescindere dal credo. Per questo il cristianesimo può essere davvero interpretato secondo una logica laica: Gesù non prese mai la spada per confutare gli avversari, ma anzi si fece mettere in Croce ( che, assieme all'impedita lapidazione dell'adultera, è forse la più grande confutazione di quella pena di morte ampiamente ammessa e applicata dalle Rivoluzioni statolatriche giacobine, bolsceviche e fasciste). Vi sono stati momenti in cui il cristianesimo tradì questi principi, ma vi furono anche luminose figure di cristiani che si batterono per una più equa interpretazione della carità cristiana (da Francesco d'Assisi, che andò a proporre, e non ad imporre, la fede cristiana ai musulmani, a Madre Teresa che ha curato uomini di ogni credo, passando per il vescovo Bartolomè de Las Casas, che prese le parti degli indios contro i conquistadores, ai gesuiti realmente vissuti e ricordati nel film ''Mission'' che si batterono contro la rapacità di spagnoli e portoghesi).Quindi si può essere ''cristiani'' e ''laici''? Certo, e già lo disse Pio VII, il Papa imprigionato da Napoleone (''Siate cristiani tutti d'un pezzo e sarete anche dei buoni democratici'') e questa laicità cristiana è fondamento, come ben vide Tocqueville, degli Stati Uniti d'America (anche Obama, visto tanto come il ''change'' rispetto a Bush, è affiliato a una chiesa protestante e ha spesso citato nei suoi discorsi il pastore protestante Martin Luther King. E che comunque si rifà a quella dichiarazione di indipendenza in cui i diritti ''inalienabili'' alla ''vita, libertà e ricerca della felicità'' vengono indicati come diritti accordati dal ''Creatore''). E' più facile essere ''cristiani'' e ''laici'' che ''comunisti'' e ''laici'': perchè ovunque si sia imposto, il marxismo è divenuto una religione di Stato, così come il fascismo e così come il giacobinismo, che forse è la forma più vicina all'attuale laicismo. L'etica di Cristo è accettabile anche da un non credente ( a meno che, come Nietzsche, non si prenda le distanze dal cristianesimo per avversione verso la carità cristiana verso i più deboli. Ma ben pochi oggi sposerebbero queste tesi, spero, anche se ritornano mascherate nella falsa carità dei suicidi assistiti di chi vive vite credute ''indegne di essere vissute''): qualora si accetti l'assoluta inviolabilità della Vita umana, si accetta l'etica di Cristo, anche prendendo, secondo il detto di San Paolo ''Vagliate tutto e tenete quel che è buono'', spunti da pensatori non cristiani (come Platone e Aristotele, amati da cristiani quali Tommaso d'Aquino o Dante, o dal diritto romano, fonte del nostro diritto fin dall' ''oscuro'' Medioevo cristiano e baluardo giuridico contro la sharia). Il cristiano poi compie un passo successivo, ponendo la sua fede in un Dio Creatore, nel Cristo come Vero Dio e Vero Uomo e nella speranza oltre la Vita. Ma San Paolo diceva, nel famoso capitolo tredicesimo della prima Lettera ai Corinzi che tra Fede, Speranza e Amore la più grande fra le virtù e l'Amore: e se Fede e Speranza sono accettabili solo dai credenti, l'Amore è per tutta l'umanità.

di Andrea Sartori

articolo tratto dal sito protagonisti per l'Europa Cristiana